rallento, mi guardo, sorrido

Quello spazio di solitudine, di calma e di lentezza dentro me è stato per anni uno spazio trafficato e sovraffollato. Darsi agli altri, scoprire il mondo attorno a se attraverso le proprie esperienze, muoversi in continuazione, vivere in simbiosi con un altro essere umano amato ha più pro che contro: ti tiene a galla, sempre tonica e sorridente,  quando ti fermi è solo per un pit-stop veloce per poi ripartire, ogni contatto umano  non è che un flash veloce.

L’unico effeto collaterale sta nel fatto che è impossibile fermarsi. Quando ti fermi non riconosci più te stessa perché quello spazio intimo e quieto è in disuso, ormai pieno di scatoloni e ragnatele ed è come se fosse stato così per così tanto tempo da non riconoscerlo più.

Non sapevo più cosa volesse dire fermarsi, avere lo spazio anche minimo della solitudine e della noia. Ascoltare il silenzio dei gatti, non avere programmi per la settimana. Lavorare senza affanno. Pedalare senza correre.

Ora mi ritrovo in questo spazio che mi sembra un po’ vuoto, ma piano piano lo sento più  mio e timidamente mi ci accomodo sempre di più.

Rallento.

Mi guardo.

Sorrido.

(è quasi primavera)

 

 

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